In origine furono presentate come “mini chalet” che avrebbero dovuto ospitare ogni nucleo familiare nei cinque anni stimati per la ricostruzione dei paesi terremotati.
Trascorsi quattro anni non si è ricostruito praticamente nulla e le famose soluzioni abitative d’emergenza, costate mediamente tra gli 800 ed i 1.700 € a metro quadro (considerando anche i costi per le opere di urbanizzazione, le spese tecniche e l’IVA) hanno subito un’ inesorabile ed inaspettata decomposizione.
Già all’atto del loro posizionamento l’Autorità Nazionale Anti Corruzione evidenziava come vi fossero “gravi carenze nelle attività di controllo” relativamente ai cantieri siti nel comune di Norcia, con la “presenza in loco di ditte non autorizzate, assenza di autorizzazioni al subappalto e mancata verifica dei requisiti generali delle aziende”.
Per tutta risposta il sindaco, invece di preoccuparsi di chi e come stava realizzando le S.A.E. lamentava “un irrigidimento delle procedure da parte di ANAC che avrebbe finito per bloccare la ricostruzione”. A tali affermazioni l’Autorità replicò laconica “il sindaco non ha compreso”. Ed infatti qualcosa deve essergli sfuggito visti i procedimenti penali inerenti Casa Ancarano, Centro Boeri e Banca di Credito Cooperativo di Spello e Bettona.
Tornando alle S.A.E. nel novembre 2018 la Regione Umbria, con la cui presidente il sindaco Alemanno ha sempre agito in assoluta simbiosi, evidenziava come “fossero state segnalate, in una decina di case, delle difficoltà dovute alla creazione di umidità e di muffe”. Ebbene da una modesta decina siamo arrivati praticamente a TUTTE!
L’iter di accertamento è questo: alla telefonata di un non meglio identificato soggetto segue una visita all’interno della quale il medesimo, attraverso l’ausilio di un apposito macchinario, individua le muffe ed esorta gli assegnatari a contattare un numero telefonico dallo stesso suggerito per chiedere la sostituzione del pavimento. Ma perché deve essere l’inquilino della S.A.E. a richiedere l’intervento e non dirtettamente il tecnico accertatore? Ed ancora, quanto costano questi interventi e chi li paga?
Da studi accreditati parrebbe inoltre che tali muffe siano pericolose per la salute poiché trattasi di funghi che producono aflatossine altamente tossiche e potenzialmente cancerogene per l’essere umano. Ma allora: chi riponderà per l’insorgere di eventuali patologie riconducibili a tali aflatossine?
A questo punto la domanda sorge spontanea: dato che le prime 18 soluzioni abitative del comune di Norcia furono consegnate a febbraio 2017 (ovvero 15 mesi dopo il devastante sisma del 2016) non sarebbe stato più opportuno impiegare le enormi risorse economiche per avviare ad esempio la ricostruzione delle abitazioni in classe B invece di sperperare decine di milioni e riempire di “baracche” l’intera piana di Santa Scolastica deturpandola irrimediabilmente? Evidentemente no.
E cosi, dopo quattro anni di sofferenze, umiliazioni, rinvii, proclami, promesse effimere, ci ritroviamo senza casa e senza un futuro alloggiati in campi di concentramento tossici potenzialmente cancerogeni e per di più costati una fortuna.
Riconoscendo ai consiglieri di minoranza “Noi per Norcia” la bontà del lavoro svolto sinora ed esortandoli a proseguire con sempre maggiore energia, li invitiamo ad una decisa presa di posizione volta a fare chiarezza circa questa scandalosa vicenda.
Dal canto nostro abbiamo provveduto a presentare come di consueto, una denuncia verso ignoti volta ad accertare le responsabilità di chicchessia.
Ci permettiamo di suggerire a ciascuno, anche chi ci taccia strumentalmente di opportunismo o codardia, di fare altrettanto.
Nuova Norcia
“Libertà è partecipazione”
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