Nell’autunno del 2015 l’automobile di rappresentanza Alfa 159 balzava agli onori della cronaca nell’ambito di un’interrogazione consiliare promossa dall’opposizione (cui seguì la replica della maggioranza) volta a chiarire i seguenti punti:

– perché il libretto di marcia non risulta più in dotazione alla medesima?
– quanti sono i km effettuati?
– quali località ha raggiunto perché fosse veramente servita al pubblico interesse?
– se non c’è più il libretto di marcia chi individua il conducente?
– chi risponde di eventuali contravvenzioni o sinistri?

Cercando qua e la per la rete, abbiamo constatato che è consuetudine degli Enti locali munirsi di un regolamento per la gestione e l’uso dei veicoli comunali; purtroppo nel sito del comune di Norcia non ci è stato possibile rinvenire tale documento. Abbiamo al contrario individuato il Decreto del Consiglio dei Ministri 25 settembre 2014 che fissa dei criteri per la determinazione del numero massimo e delle modalità di utilizzo delle autovetture di servizio.

Giova ricordare comunque che il pubblico ufficiale che utilizza la strumentazione fornitagli (telefono, fotocopiatrice, autovettura) per i propri scopi commette il reato di peculato annoverato tra quelli che si definiscono “reati propri” ovvero commessi solamente da chi riveste una determinata carica, che è quella di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio.
Chi commette ad esempio peculato per l’uso dell’auto di servizio rischia una reclusione da sei mesi ai tre anni se fa un utilizzo soltanto temporaneo della vettura: si tratta della forma “attenuata” di peculato, quella prevista per chi fa un uso solamente momentaneo del bene pubblico. Si presume, infatti, che chi utilizzi un’auto di servizio per scopi personali, soddisfatti questi, la restituisca. Si tratta, quindi, di un “prestito”, non di un’appropriazione vera e propria.
Il rischio, però, è quello di incorrere nella forma più grave di peculato, quella punibile addirittura fino a dieci anni e mezzo di reclusione, quando l’uso dell’auto di servizio per scopi personali sia costante.
In altre parole, se il funzionario pubblico utilizza saltuariamente e per poco tempo l’auto di servizio per interessi propri, incorrerà nel più lieve reato di peculato d’uso. Al contrario, il funzionario che utilizzi abitualmente l’auto di servizio per ragioni proprie, pur restituendo la vettura all’amministrazione (quindi, non portandosela a casa, se mai chiudendola pure nel garage), rischia il peculato vero e proprio, sanzionato molto più pesantemente. Così si è espressa la Corte di Cassazione, secondo cui chi utilizza l’auto di servizio come se ne fosse il proprietario, pur restituendola a fine giornata, commette peculato e non peculato d’uso.

Dopo questa divagazione normativa, ci sia consentito di chiudere con un piccolo suggerimento ai consiglieri interroganti. In riferimento al punto uno “perché il libretto di marcia non risulta più in dotazione alla medesima” avete pensato di guardare nel vano adibito alla ruota di scorta, magari ci è caduto inavvertitamente?

Nuova Norcia
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